Ergastolo per Pichugin, eminenza grigia dell'affare Yukos

di Piero Sinatti

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7 agosto 2007


Campeggia sui principali media russi, la notizia della condanna a vita, da scontarsi in un campo di lavoro a regime speciale, inflitta ad Aleksej Pichugin, 45 anni. E' l'ex capo dei servizi di sicurezza della compagnia petrolifera russa Yukos.

Pichugin, ovvero il volto oscuro dell'affare Yukos
Vladimir Khodorkovskij e Platon Lebedev, i massimi dirigenti e fondatori della compagnia scontano otto anni di lavori forzati in lager siberiani per reati finanziari e fiscali, mentre il secondo azionista della compagnia, il miliardario Evgenij Nevzlin, è inseguito in Israele, di cui ha una cittadinanza, che lo mette al ripara da mandati di cattura emessi dalla Procura di Mosca.
Pichugin ha ricevuto il massimo della pena, di solito inflitta solo ad assassini seriali e a terroristi, da quando in Russia non viene più praticata la pena capitale. La condanna, inoltre, arriva a conclusione del terzo processo celebrato contro Pichugin, che cumula così - per i diversi reati ascrittigli nei due precedenti giudizi – le condanne a 20 e a 24 anni inflittegli rispettivamente nel marzo 2005 e nell'agosto 2006.
Pichugin è rimasto in secondo piano mediatico, specie fuori dei confini russi, nel drammatico dipanarsi dell'affaire Yukos, che è iniziata appunto con il suo arresto nel giugno 2003, avvenuto poco prima di quelli di Lebedev e di Khodorkovskij.

Omicidi su commissione
Nel primo processo Pichugin, era stato riconosciuto come mandante dell'assassinio di un suo ex collaboratore e di sua moglie avvenuto nel novembre di 2002 ( i coniugi Gorin, che lo avrebbero ricattato perché a diretta conoscenza di precedenti sue "commissioni" delittuose), oltre che degli attentati contro un'ex-funzionaria di Yukos (OlgaKostina) e di un uomo d'affari ritenuto ostile a Yukos.
Nel secondo processo Pichugin era accusato degli assassini avvenuti nel 1998 sia della proprietaria (Valentina Korneeva) di un complesso commerciale nel centro di Mosca che si sarebbe ripetutamente rifiutata di vendere i propri locali alla Banca Menatep, la finanziaria di Yukos, sia di Vladimir Petukhov, all'epoca sindaco di Neftejugansk – sede della massima società estrattrice di Yukos. Questi avrebbe rivelato pesanti irregolarità fiscali a danno della città, della regione (Tomsk, Siberia, centro vitale di Yukos) e dell'erario federale. Inoltre, lo si accusava di aver commissionato due attentati contro il dirigente di una compagnia petrolifera della regione di Tomsk, Nikolaj Rybin, in cui perse la vita l'autista di quest'ultimo ed entrambe le gambe una guardia di scorta. Rybin era ricorso ai tribunali per farsi pagare un grosso debito che Yukos aveva contratto con una sua società petrolifera.
Pichugin era stato condannato a 24 anni, pena ritenuta "troppo mite" dall'accusa che aveva chiesto e ottenuto la revisione del processo, conclusasi con la condanna a vita.
Non solo, ma contro Pichugin starebbe per apririsi un nuovo procedimento, riguardante l'uccisione nel 1998 del petroliere Aleksandr Berljand presidente della TomskNefteProdukt.
I secondi anni Novanta hanno segnato i processi di espansione e concentrazione dei grandi gruppi oligarchici legati ai settori più rilevanti dell'industria. Anni torbidi e cruenti, come testimoniano le cifre, altissime, degli omicidi su commissione di banchieri e biznesmeny del nascente capitalismo russo. Gli anni dei robber barons della Federazione russa.

Un processo a porte chiuse
L'ultima e durissima condanna di Pichugin divide ancora una volta l'opinione pubblica. Come più volte hanno sostenuto gli avvocati difensori di Pichugin, questi sarebbe vittima di una mostruosa persecuzione voluta dal Kremlino, in stile anni staliniani, nel quadro del suo programma di liquidazione e demonizzazione di Yukos e dei suoi massimi dirigenti.
Infatti, nei processi contro Pichugin, l'accusa ha chiamato in causa, quale ideatore e vero committente dei crimini, l'oligarca esule Nevzlin, contro il quale si prevede l'apertura del processo in contumacia, che provocherà tensioni tra Mosca e Tel Aviv. Non è escluso che la Procura voglia coinvolgere alte personalità di Yukos, soprattutto lo stesso Khodorkovskij, per dimostrare che la compagnia era una vera e propria banda criminale.
La difesa sostiene che contro Pichugin ci sono solo le testimonianze dei (cinque) killer esecutori materiali degli omicidi e attentati. In reatà, c'è anche quella di un ex alto dirigente di Yukos, Aleksej Golubovich, ex-capo della sezione investimenti di Menatep, oggetto assieme alla sua famiglia di un misterioso tentativo di assassinio al mercurio.
Golubovich, per i delitti attribuiti a Pichugin, ha chiamato direttamente in causa Nevzlin. Ma questo sarebbe il frutto di fortissime pressione esercitate su di lui dagli organi inquirenti.
Alcune ombre gravano sui processi: il primo è stato celebrato a porte chiuse e in tutti – secondo la difesa - sarebbero stati violate procedure e diritti degli avvocati difensori.
Tuttavia, nei processi sono stati ascoltati oltre 100 testimoni. I contrasti tra alcune delle vittime e Yukos-Menatep avrebbero riscontri obiettivi. Contro Nevzlin, l'unica testimonianza sarebbe quella di Golubovich.
Pichugin , nel corso dei tre processi ha avuto un comportamento fermo e dignitoso, ha protestato sempre la sua innocenza senza mai chiamare in causa i diretti superiori. Ma c'è chi insinua che non si tratti solo di un silenzio disinteressato.

7 agosto 2007
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